UNILAVORO PMI: “CHE IL GOVERNO SOSTENGA LE AZIENDE ALTRIMENTI L’ECONOMIA È A RISCHIO”
A causa degli aumenti delle spese di luce e gas, negli ultimi due mesi divenuti insostenibili, sono 120mila le imprese del terziario a rischio chiusura nel primo semestre del 2023 qualora la situazione dovesse persistere e il Governo non dovesse mettere in campo soluzioni determinanti (370mila i posti di lavoro in bilico). Complessivamente la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammonterà a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2021. Tra i settori più esposti il commercio al dettaglio (in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio 2022 ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas rispetto a luglio 2021), la ristorazione e gli alberghi che hanno avuto aumenti tripli rispetto all’anno scorso e i trasporti che oltre al caro carburanti (+30-35% da inizio pandemia ad oggi), si trovano ora a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima.
Di fronte a questo scenario, è diventato inevitabile che le imprese si siano trovate in bilico tra riduzione di personale e aumento dei prezzi della produzione.
“Ridurre il personale è molto rischioso – commenta il Segretario Nazionale di Unilavoro PMI Vito Frijia – perché significa incidere in negativo sulla produzione e di conseguenza sull’economia del Paese. Allo stesso tempo è altrettanto pericoloso aumentare i prezzi: comporterebbe una molto probabile riduzione della platea di alcune fasce di consumatori. Chi oggi ha deciso di aumentare i prezzi lo ha fatto solo per non abbassare le serrande, continuando a garantire il servizio e livelli occupazionali che tra non molto potrebbero calare in maniera preoccupante.
Con le prossime elezioni ormai alle porte sul fronte del caro bollette è in atto una sorta di “stallo politico” che noi reputiamo inaccettabile. Come Unilavoro PMI seguiamo costantemente lo sviluppo delle piccole e medie imprese italiane e in questo periodo siamo purtroppo costretti a constatare che con un’impennata dei prezzi senza precedenti nella storia recente del nostro Paese, molte di queste stanno rischiando di gettare la spugna. Per scongiurare questo scenario l’unica soluzione è una sorta di “tappabuchi”: il Governo uscente dovrebbe soccorrere le aziende compensando almeno la metà degli aumenti che ci sono stati, perché potrebbero essere molte quelle non più in grado di sostenere i costi con cui si stanno facendo i conti. È fondamentale che l’intervento venga attuato, duri fino all’insediamento del nuovo Esecutivo e che quest’ultimo, una volta in carica, legiferi aiuti stabili e duraturi”.