“Il problema del salario minimo era qualcosa che avremmo dovuto affrontare ieri perché oggi siamo già in ritardo”.
È questo l’esordio dell’intervento del senatore Gianluigi Paragone che questa mattina ha partecipato a “Salario minimo: tra tutela dei lavoratori e libertà sindacale”, tavola rotonda digitale organizzata dall’Associazione Unilavoro PMI.
All’evento hanno preso parte anche il Segretario Nazionale di quest’ultima Vito Frijia, il vicepresidente Giovandomenico Guadagno, i senatori Nunzia Catalfo (ex ministro del lavoro) e William De Vecchis, e il Segretario Generale di Confsal Fisals Filippo Palmeri.
“La digitalizzazione – ha spiegato Paragone – crea un nuovo modello di organizzazione del lavoro fatto di automatismi, algoritmi, intelligenza artificiale e automazioni. Di conseguenza il lavoratore diventa sempre più interscambiabile con la macchina, la quale però, a differenza degli uomini, non è indebitata. Se è vero che nei decenni precedenti abbiamo eroso il potere contrattuale del lavoro, è altrettanto vero che il lavoratore ha dovuto indebitarsi per sopperire al gap salariale e, nel momento in cui lo ha fatto, si è ritrovato costretto ad accettare qualsiasi consunzione dei diritti e delle libertà e qualsiasi tipo di lavoro e di contratto per far fronte alle rate pregresse. Ecco perché sul salario minimo siamo in grave ritardo”.
Paragone ha concluso il suo intervento puntando sulla necessità di prevedere in anticipo quello che accadrà in futuro.
“In questo caso lo scenario all’orizzonte è la sostituzione progressiva dei lavoratori. È necessario quindi costruire un modello per cui sicuramente dobbiamo passare dal salario minimo ma dobbiamo anche aggredire lo strapotere di quelle multinazionali, di quei grandi gruppi e di quei fondi che agiranno sia sulla leva del dumping che l’Unione Europea garantisce sia sugli automatismi sopracitati”.