UNILAVORO PMI: “COVID E SOSTEGNI ECONOMICI FACILI INCIDONO SULLA RICERCA DELL’OCCUPAZIONE”
La stagione turistica si avvicina e con essa l’esigenza di lavoratori stagionali. Purtroppo però, come accade in tante città, anche a Siena si riscontrano difficoltà a reperire il personale, in particolar modo in settori come la ristorazione, indispensabili in una località turistica. Parliamo di ambiti già fortemente provati a causa delle difficoltà che hanno dovuto affrontare durante la pandemia: restrizioni e chiusure continue, oltre che diminuzione delle presenze, sia italiane che straniere.
“Tutto questo li ha resi poco stabili – sostiene Paolo Zanotto, Presidente di Unilavoro PMI Siena – di conseguenza i lavoratori stagionali si sono dovuti reinventare, concentrandosi su altri settori, che offrono posti di lavoro più stabili e stipendi più elevati. Ecco perché adesso risulta così difficile trovare cuochi, camerieri, lavapiatti, manager di sala. Un limite storico del mercato del lavoro, poi, è sicuramente l’inadeguatezza del sistema che dovrebbe incrociare domanda e offerta: i Centri per l’impiego, infatti, non riescono a conseguire gli obiettivi per cui sono stati creati e finanziati”.
Tra le cause più additate da titolari di bar e ristoranti la misura del reddito di cittadinanza è sicuramente tra le principali.
“Sono sorti problemi legati ai particolari effetti connessi con le misure di sostegno economico decise dal governo. Purtroppo, infatti, tanti preferiscono adagiarsi sui soldi facili che piovono dallo Stato – prosegue Zanotto – senza la fatica di doversi impegnare in qualcosa. Soprattutto se l’introito economico è simile. È comprensibile che, specialmente le giovani generazioni, optino per guadagnare 600-700 euro senza colpo ferire, anziché sgobbare durante il periodo estivo senza godersi la bella stagione per racimolarne 800-900.
Ma non solo: il reddito di cittadinanza è legato al problema del cuneo fiscale, elevatissimo in Italia. Questo crea una sorta di circolo vizioso che da una parte incide sulle imprese le quali, dovendo fare guadagni massimi in un ristretto lasso temporale, non possono permettersi di concedere incentivi economici di alcun genere, dall’altra le persone risultano disincentivate a lavorare per cifre in linea con quelle che otterrebbero da reddito di cittadinanza o indennità di occupazione. Simili misure dovrebbero essere rivolte ad aiutare chi si trova in seria difficoltà e non chi, pur avendo le possibilità e le facoltà di lavorare, predilige avvalersi di entrate facili. Pensare di tassare pesantemente le imprese, per poi ridistribuire parte di quei soldi alle persone per non lavorare non ha alcuna logica! In questo modo non si crea alcun reale beneficio sociale, ma si distrugge il tessuto occupazionale e imprenditoriale del Paese”.
“Considerato che lo Stato non si trattiene quei fondi ma li rimette in circolo, tanto vale che anziché ai potenziali lavoratori, stimolati in tal modo a non lavorare, li lasci piuttosto alle imprese tramite un corposo abbattimento del cuneo fiscale – conclude il Presidente – cosicché queste possano di conseguenza pagare di più i propri dipendenti. Ciò stimolerebbe sicuramente le persone a cercarsi un’occupazione contrastando perfino la mancanza di voglia e di passione per il lavoro che ultimamente, oltre alla formazione non adeguata, affligge le nuove generazioni”.