Di Jessica Kolaj
Scende per la prima volta dal 2013 l’occupazione femminile. Stando ai dati del Bilancio di genere 2021 (relativo all’esercizio 2020) redatto dal Ministero dell’Economia, nell’anno dello scoppio della pandemia è scesa al 49%.
Particolarmente critico è il dato relativo alle donne giovani (33,5%) e a quelle residenti nel Mezzogiorno (32,5%). Altra categoria fortemente penalizzata è quella delle donne con figli in età prescolare: hanno un tasso di occupazione di circa 20 punti inferiore a quello delle coetanee senza figli. Nel 2020 è salita anche la quota delle donne Neet, cioè che non studiano e non lavorano, passando dal 27,9% del 2019 al 29,3% dell’anno in questione, contro una media europea del 18%. In crescita anche la percentuale di lavoratrici costrette ad accettare il part-time: 61,2% (è impressionante la distanza rispetto alla media UE, 21,6%).
“Rispetto alle crisi precedenti – afferma Catia Pulice, vicepresidente di Unilavoro PMI Modena – l’impatto della pandemia è stato particolarmente negativo sulle donne perché, oltre ad aver allargato la forbice con gli uomini, si sono verificati due aspetti. Innanzitutto una significativa perdita di posti di lavoro in settori tradizionalmente caratterizzati dalla presenza femminile, come il commercio e il turismo, e poi a causa delle condizioni di lavoro nettamente peggiori per l’accresciuta fragilità economica e del conflitto tra vita privata e lavoro. In alcuni contesti anglofoni – continua Pulice – si è cominciato a parlare di Shecession per indicare come siano state le donne le principali vittime di questa situazione, e dispiace visto che proprio le donne sono state in prima linea nella lotta contro la pandemia tanto è vero che, secondo il Ministero della Salute, due lavoratori su tre del Servizio Sanitario Nazionale sono state proprio donne”.
“I dati sulle madri lavoratrici – prosegue Pulice – ci ricordano ancora una volta che nel nostro Paese figli e lavoro continuano a essere inconciliabili. Sono numeri drammatici che evidenziano una discriminazione nella discriminazione. La donna paga due volte: in quanto donna e in quanto madre. Abbiamo famiglie sempre più piccole e una natalità sempre più ridotta perché le donne vivono oggi combattute tra il desiderio di affermarsi nel mondo del lavoro e quello di mettere su e tirare avanti una famiglia”.
“Trovo assurdo e inconcepibile che l’occupazione femminile, già a livelli bassi prima della pandemia rispetto al resto dell’Unione Europea, sia stata ulteriormente penalizzata. Mi auguro – conclude Pulice- che il tempo ridia valore e dignità alle donne e che vengano promosse tutte le iniziative volte alla piena valorizzazione del loro ruolo nel mondo del lavoro e nella società”.